Prologo

Come si può iniziare un blog?
I libri di solito iniziano con un prologo che introduce la narrazione, magari racconta una breve storia che fino alla metà del libro non si capisce cosa possa significare, oppure semplicemente presenta il protagonista o gli eventi che creeranno il contesto all'interno della quale si dipanerà l'avventura che si vuole raccontare.
Beh, questo è il prologo del mio blog, un blog strano, almeno per me: magari su internet ci sono già migliaia di blog che pubblicano le stesse cose che intendo pubblicare io, ciò non toglie che, quando l'idea mi è balenata in testa, ho pensato che fosse piuttosto strana...
Partiamo da un presupposto: io non sono uno scrittore, ne aspiro a diventarlo (nella vita faccio il programmatore). Eppure...
Mettiamola così: ho delle idee... ogni tanto mi vengono... buffe, strane, bislacche, divertenti... e fin qui non c'è nulla di strano; ognuno ha delle idee, sarebbe strano il contrario... il mio problema e che queste idee tendo a dimenticarle con una certa velocità!
Il più delle volte queste idee riguardano storie: frammenti di pagine di un libro scritto nella mia mente; ma non un libro qualsiasi, uno di quei libri enormi e pesanti che restano lì sullo scaffale per mesi (se non anni) a prendere polvere solo perché nello zaino proprio non ci vuole entrare. Tu ti ripeti che prima o poi lo leggerai, e non lo dici solo tanto per dire, quel libro tu lo vuoi leggere davvero. Poi però ti immagini mentre viaggi sulla metropolitana per andare al lavoro (rigorosamente in piedi) con questo librone in mano a fare l'equilibrista per non cadere alla prima fermata. Oppure mentre cammini per strada con quello zaino nel quale, dopo aver conseguito il master europeo in Tetris applicato, quel libro tu ce l'hai fatto entrare; però ora è li coi suoi bei chiletti a gravare sulla tue già fragili spalle e inizi a vedere il secchio della spazzatura come un'allettante alternativa al mal di schiena!
Alla fine lo lasci lì, sullo scaffale, a torreggiare su una pila di altri libri che prima o poi leggerai. "Quando uscirà l'edizione tascabile" ti dici. Oppure, meglio ancora, l'edizione elettronica: magari da leggere su quel meraviglioso telefono di ventinovesima generazione, dicendo definitivamente addio a quelle poche diottrie che ti restano!
Certo è che nel mio caso quel libro non mi è indifferente, lo sento che mi chiama, e spesso mi avvicino anche solo per dargli una sfogliata, giusto per fargli prendere un po' di ossigeno: Fargli fare una passeggiata, oppure offrirgli un dolcetto, di quelli col fruttino glassato sopra. Ai libri bisogna volergli bene, altrimenti si intristiscono. Così l'occhio mi cade lì tra quelle righe, come se un invisibile lazo avesse catturato la mia pupilla a non gli permettesse di divincolarsi. A quel punto, già che ci sono, inizio a leggere. Poche righe, al massimo un paragrafo, arrivo giusto alla fine del capitolo e poi vado a preparare la cena.
E' in quel momento che le idee prendono forma e si dipingono storie, racconti, dialoghi e battute. Non sono io a scriverle, sono loro che si proiettano nella mia testa: evidentemente non avevano di meglio da fare. Alcune sono pessime, ma altre sono buone, buone davvero. Certo, sono buone per me, magari a qualcun altro fanno schifo, però l'importante è che a me piacciano.
E poi? E poi spariscono.
Inesorabilmente, inevitabilmente, ingiustificatamente spariscono... Che ci posso fare, sono nato con la memoria di un pesce rosso: mi scordo le cose! Poco male se mi scordo a casa le chiavi, tanto il mio gatto sa aprire la porta, ma le mie storie, quelle me le vorrei ricordare.
In questo blog non ho intenzione di scrivere un libro, non ne sarei capace, non ne avrei il tempo... mi limiterò invece a riportare quegli stralci che riesco di volta in volta a carpire da quel libro che mi ritrovo in testa: frammenti sparsi, senza un ordine preciso (e spesso neanche appartenenti allo stesso racconto).
Niente titoli, niente nomi, solo storie: senza capo ne coda, senza alcuna pretesa di impressionare o interessare, solo le mie storie.
E' un modo come un altro per prendere i classici due piccioni con una fava, oddio, avrei preferito due quaglie, ma si sa, con le fave si pigliano solo i piccioni. In questo modo io le mie storie non le scordo, e magari qualcuno a cui piacciono ci si imbatte e ci passa quella mezz'ora che non sapeva proprio come impegnare.


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